Colpevole il correntista incauto che rimane vittima del phishing

Fatale l’avere risposto a un’e-mail truffaldina, consegnando così ai malfattori le proprie credenziali di accesso online al conto

Colpevole il correntista incauto che rimane vittima del phishing

Possibile ritenere colpevole il correntista della banca che è rimasto vittima del famigerato phishing se tiene una condotta imprudente. Nella vicenda in esame i giudici ritengono corretto parlare di concorso di colpa, poiché i clienti della banca hanno non solo violato le prescrizioni fornite dall’istituto di credito, ma anche le conoscenze acquisite come utilizzatori del servizio home banking, rispondendo incautamente alla e-mail con cui sono state scoperte le credenziali di accesso al conto online e così consegnando sostanzialmente in mano ai malfattori le chiavi di accesso al proprio conto corrente e consentendo l’ordine di bonifico che è servito a operare la ricarica della carta prepagata e la distrazione della somma in loro danno. In particolare viene ravvisato un comportamento negligente del correntista, anch’esso avente un’assoluta rilevanza causale nella produzione del danno. Invero, a prescindere dal fatto che la banca nel proprio servizio home banking avesse ben rappresentato ai clienti che non avrebbe mai richiesto con una e-mail le credenziali di accesso al conto, è fatto noto a tutti gli utilizzatori del servizio che l’istituto non richieda mai le credenziali di accesso a tale servizio. Di conseguenza, vi è una chiara corresponsabilità del correntista che ha tenuto un comportamento incauto. (Sentenza del 23 dicembre 2021 della Corte d’Appello di Firenze)

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