Italia condannata per la mancata protezione a una donna vittima di violenza domestica
Allo Stato addebitata la mancata reazione alle denunce presentate dalla donna e la mancata predisposizione di misure a protezione sua e dei figli

Stato da condannare se non riesce a proteggere donne e bambini dalla violenza domestica. Esemplare la decisione con cui i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno sanzionato l’Italia per non avere protetto una donna e i suoi figli dalle aggressioni, culminate in tragedia, compiute tra le mura di casa dal compagno. I fatti risalgono al settembre del 2018 quando in provincia di Firenze un uomo uccise a coltellate il figlio, di appena un anno, ferendo in modo grave anche la compagna e cercando anche di uccidere l’altra figlia. Prima del giorno della tragedia, però, la donna era stata già aggredita tre volte dal compagno – nel novembre del 2015, nel settembre del 2017 e nel febbraio del 2018 –, e aveva sporto diverse denunce, ma, si è appurato, nonostante l’apertura di una procedura per violenza domestica e il parere di un esperto che indicava la chiara pericolosità dell’uomo, ritenendo utile sottoporlo a un programma terapeutico, non venne presa alcuna misura per proteggere la donna e i suoi due figli. Questa mancata reazione rappresenta, secondo i giudici, una colpa grave addebitabile allo Stato, che, in sostanza, ha permesso all’uomo di continuare a minacciare e aggredire la compagna e i suoi figli. Alla donna ora lo Stato italiano dovrà versare 32.000 euro come risarcimento per il danno morale subito. (Sentenza del 7 aprile 2022 della Corte europea dei diritti dell’uomo)