Residenza, lavoro e famiglia non bastano per il rinnovo del permesso di soggiorno se lo straniero è stato condannato per droga

Confermato il provvedimento del Questore. Evidente, alla luce dei comportamenti tenuti dallo straniero, la sua incapacità di interiorizzare le regole essenziali del vivere civile

Residenza, lavoro e famiglia non bastano per il rinnovo del permesso di soggiorno se lo straniero è stato condannato per droga

Legittimo negare il rinnovo del permesso di soggiorno, collegato a ragioni di lavoro, se lo straniero ha mostrato di non avere assimilato le regole essenziali del vivere civile, come testimoniato dai reati di rilevante gravità da lui commessi. Confermato il provvedimento adottato dal Questore e centrato sull’esistenza di un precedente penale, ossia una condanna dello straniero a tre anni di reclusione e 14.000 euro di multa per reati in materia di droga. Inutile il richiamo fatto dallo straniero alla residenza in Italia dal 2009, allo svolgimento di regolare attività lavorativa, al rapporto coniugale in corso e arricchito da due figli piccoli. Questi elementi non sono sufficienti però per ritenere possibile il rinnovo del permesso di soggiorno. Soprattutto perché, osservano i giudici, lo straniero, nonostante gli anni di permanenza in Italia, non ha mostrato di avere assorbito le regole essenziali del vivere civile: non a caso, difatti, egli è stato condannato per ben sedici episodi di cessione di stupefacenti avvenuti nell’arco di dodici mesi. (Sentenza 280 del 12 aprile 2022 del Tribunale amministrativo regionale della Liguria)

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