Ricerca di idrocarburi: nessun limite per l’estensione delle aree affidate a un singolo operatore

Legittima la scelta dello Stato italiano di accogliere quattro distinte istanze presentate da una società australiana

Ricerca di idrocarburi: nessun limite per l’estensione delle aree affidate a un singolo operatore

Nella ricerca di petrolio e gas naturale uno Stato membro può, nei limiti geografici che ha fissato precedentemente, rilasciare a uno stesso operatore più permessi di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi, per aree contigue. Coinvolte, nella vicenda presa in esame dai giudici europei, una società australiana, l’Italia e la Regione Puglia. Nel 2013 la società, attiva nel settore degli idrocarburi offshore, ha presentato quattro distinte istanze alle autorità italiane per ottenere altrettanti permessi di ricerca di idrocarburi in aree contigue localizzate nel mare Adriatico, al largo della costa pugliese. Ciascuna di tali istanze verte su un’area di superficie di poco inferiore ai 750 chilometri quadrati, poiché la normativa italiana stabilisce che l’area coperta da un permesso di ricerca non superi i 750 chilometri quadrati, per l’appunto. A fronte del via libera dato dalle autorità italiane e dell’opposizione da parte della Regione Puglia, i giudici europei precisano che non è obbligatorio per lo Stato membro fissare un limite massimo assoluto all’estensione delle aree nelle quali un solo ed unico operatore è legittimato a svolgere le attività di ricerca di idrocarburi. (Sentenza del 13 gennaio 2022 della Corte di giustizia dell’Unione Europea)

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