Rilascio dell’autorizzazione paesaggistica

A fronte del previo rilascio dell’autorizzazione paesaggistica, il diniego comunale di attestazione della inconfigurabilità del ‘silenzio assenso’ rappresenta un’errata applicazione di quanto previsto dal ‘Testo unico sull’edilizia’ in materia di procedimento per il rilascio del ‘permesso di costruire’, nonché un’illegittima limitazione dell’operatività della fattispecie a formazione progressiva per silentium. Sono così frustrate, osservano i giudici, le finalità di semplificazione e di accelerazione dell’agere amministrativo e di certezza dei rapporti giuridici, sottese alla ratio normativa. Non può, peraltro, diversamente opinarsi invocando sia la disciplina speciale in materia di condono scandita nella legge in materia di controllo dell’attività urbanistico-edilizia sia la dequotazione della funzione della ‘conferenza di servizi’ richiamata dal ‘Testo unico sull’edilizio’, il cui modulo procedimentale trova la sua ragion d’essere nella concreta necessità di acquisire assensi e ‘nulla osta’ di altri enti affidatari di interessi pubblici coinvolti nell’azione amministrativa. Le eventuali ragioni di contrasto dell’attività edificatoria con la disciplina urbanistico-edilizia devono, poi, essere puntualmente valutate entro il termine legalmente scandito, atteso che, in mancanza di qualsiasi esercizio del potere di autotutela contro il provvedimento formatosi per silentium, l’eventuale motivazione postuma sarebbe inammissibile. Questi i chiarimenti forniti dai giudici, chiamati a prendere in esame il caso relativo ad un soggetto che ha chiesto un ‘permesso di costruire’ in variante mentre aveva già ottenuto l’autorizzazione paesaggistica comunale, recante la declaratoria di compatibilità dell’intervento edilizio con lo scenario paesaggistico ed ambientale circostante. (Sentenza 9969 del 21 novembre 2023 del Consiglio di Stato)