Danni post trasfusione: Italia condannata per i tempi lunghi di chiusura dei procedimenti relativi alle richieste di risarcimento
Evidente l’eccessiva durata del processo preso in esame: oltre dodici anni per due gradi di giudizio

Tempi troppo lunghi per la definizione dei procedimenti relativi alle richieste di risarcimento per i danni provocati da trasfusioni con sangue infetto. Consequenziale la condanna dell’Italia, obbligata a risarcire i familiari di un uomo morto proprio a causa dell’infezione manifestatasi dopo una trasfusione. Per i giudici è evidente come l’Italia abbia violato il diritto alla vita fissato nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo, alla luce della durata – ben dodici anni e quattro mesi per due gradi di giudizio – del procedimento avviato per ottenere il risarcimento del danno subito dall’uomo sottoposto alla trasfusione con sangue infetto. Inutili le obiezioni proposte dallo Stato italiano. Per i giudici, difatti, è evidente non solo che la durata del procedimento è stata eccessiva, ma anche che le autorità italiane non hanno fornito una risposta adeguata e tempestiva a fronte delle contestazioni che sono state loro mosse. Consequenziale, quindi, la condanna dell’Italia a pagare 20.000 euro ai familiari dell’uomo come risarcimento del danno morale. (Sentenza del 14 aprile 2022 della Corte europea dei diritti dell’uomo)