La legge italiana non garantisce un adeguato indennizzo ai parenti delle vittime di femminicidio

L’articolo 12, paragrafo 2, della Direttiva 2004/80/CE vieta l'applicazione della legislazione di uno Stato membro che subordina il diritto all'indennizzo dei genitori di una persona deceduta in caso di omicidio alla mancanza di coniuge superstite e figli, e il diritto dei fratelli e sorelle della vittima alla mancanza dei genitori.

La legge italiana non garantisce un adeguato indennizzo ai parenti delle vittime di femminicidio

La Corte di Giustizia dell'Unione Europea (CGUE) ha emesso una importante decisione, che fornisce linee guida sull'indennizzo dei familiari delle vittime di femminicidio. L'art.11 della legge n. 122/2016, infatti, stabilisce i criteri per l'indennizzo in caso di reati gravi come omicidio, violenza sessuale o lesioni personali, prevedendo un risarcimento per la vittima o i suoi aventi diritto, come coniuge superstite, figli, genitori o fratelli e sorelle conviventi.

Il Tribunale di Venezia ha presentato una questione pregiudiziale riguardante un caso in cui i familiari della vittima di un omicidio si sono rivolti al governo italiano per ottenere un indennizzo a causa dell'insolvenza dell'autore del reato. Lo Stato ha liquidato un indennizzo inferiore a quanto previsto inizialmente, escludendo alcuni parenti stretti come previsto dalla legge n. 122/2016.

La legge distingue tra vittime dirette e indirette di reati gravi, garantendo un sistema di indennizzo per entrambe secondo la Direttiva 2004/80. L'indennizzo deve essere riconosciuto indipendentemente dalla natura transfrontaliera del reato. Gli Stati hanno il compito di individuare le vittime indirette, ma la legislazione deve tenere conto della gravità del reato e delle conseguenze subite dai familiari.

La CGUE sostiene che un sistema nazionale di indennizzo che esclude alcune vittime senza considerare l'entità dei danni subiti non può essere considerato equo ed adeguato. Inoltre, l'indennizzo dovrebbe compensare in modo appropriato le sofferenze subite dalle vittime. Tale sistema non può basarsi unicamente sui legami familiari, ma deve considerare la gravità del reato e le conseguenze.

In sintesi, la normativa italiana sulle indennizzazioni deve essere equa e adeguata, considerando la gravità del reato e le sofferenze subite dai familiari. Il sistema attuale, che esclude alcuni parenti dall'indennizzo, è incompatibile con la Direttiva europea e i principi dell'Unione Europea che mirano alla tutela delle vittime dirette e indirette di reati gravi (CGUE, sentenza del 7 novembre 2024).

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